Manovra, Corte Conti conferma preoccupazioni CIMO-FESMED su precarietà aumenti di stipendio sanitari

Le risorse extracontrattuali stanziate negli ultimi anni sono destinate a svanire, lasciando ancora una volta i sanitari senza risposte e senza prospettive. Occorre far uscire il personale sanitario dalla PA

Roma, 7 novembre 2025 – Il recente monito della Corte dei Conti sull’utilizzo di risorse extracontrattuali per la valorizzazione del personale sanitario non può che destare forte preoccupazione nella Federazione CIMO-FESMED.

Secondo la Corte, tale pratica ha determinato un “disallineamento tra il quadro regolativo del rapporto di lavoro del personale della sanità pubblica e quello del restante personale”, evidenziando “l’evidente asistematicità” delle misure proposte per incrementare le retribuzioni dei sanitari. Interventi, questi, “giustificabili in una fase emergenziale, oggi terminata”, ma che ora rischiano di perdere ogni fondamento giuridico ed economico.

In altre parole, la magistratura contabile conferma ciò che CIMO-FESMED ha recentemente denunciato: le risorse extracontrattuali stanziate negli ultimi anni rappresentano un fragile escamotage, destinato a svanire con un tratto di penna, lasciando ancora una volta i medici e i professionisti sanitari senza risposte e senza prospettive.

«A questo punto – si chiede Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED – quali misure concrete si intende adottare per convincere medici e professionisti sanitari a restare nel Servizio sanitario nazionale, vincolato dai rigidissimi paletti della Pubblica Amministrazione?».

La soluzione, secondo la Federazione, è chiara e da tempo sul tavolo: sganciare il comparto sanitario dalla funzione pubblica, per consentire una contrattazione autonoma con le Regioni e con il Ministero della Salute. Solo così sarà possibile costruire un sistema contrattuale moderno, flessibile e in grado di garantire condizioni economiche e professionali adeguate alla complessità del lavoro sanitario.

«Non si può continuare a parlare di valorizzazione del personale senza cambiare le regole del gioco – conclude Quici -. È il momento di passare dalle parole ai fatti e di dare finalmente dignità e futuro a chi ogni giorno tiene in piedi il Servizio sanitario nazionale».

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Manovra, CIMO-FESMED: «Aumento stipendi medici è precario. Per valorizzare personale sanitario serve contratto speciale»

Il sindacato dei medici: «Il finanziamento dell’aumento dell’indennità di specificità è limitato al 2026 e vincolato al CCNL 2025-2027. Le risorse extracontrattuali sono destinate a sparire quando non mancheranno più medici, lasciando la categoria con un contratto povero»

Roma, 20 ottobre 2025 – La bozza di legge di Bilancio approvata dal Governo prevede, per il 2026 e tenendo in considerazione anche le risorse stanziate lo scorso anno, un aumento dell’indennità di specificità medica pari a circa 230 euro al mese lordi. Al momento, si tratta di soldi vincolati al rinnovo del CCNL 2025-2027, che quindi non compariranno immediatamente in busta paga, come invece aveva chiesto la Federazione CIMO-FESMED. Inoltre, la manovra nulla prevede per gli anni successivi, né interviene sull’indennità di esclusività, come invece circolato nei giorni scorsi. Per il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED si tratta dunque di uno sforzo non sufficiente a convincere i medici a lavorare nel Servizio sanitario nazionale.

«Quelli previsti dalla manovra sono aumenti precari, riferiti ad un solo anno, che nel 2027 quindi potrebbero improvvisamente sparire – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. Così come fatto ultimamente con i fondi destinati alle prestazioni aggiuntive, con l’indennità di pronto soccorso e con le risorse destinate ai fondi di posizione e disagio, gli stipendi dei medici vengono aumentati a tempo determinato e non in modo strutturale, e a ogni legge di Bilancio, di anno in anno, dobbiamo sperare che tali finanziamenti vengano confermati. Cosa che immaginiamo avverrà finché mancheranno medici e occorrerà coprire i buchi di organico, ma cosa succederà quando la carenza non ci sarà più e, anzi, avremo formato troppi medici rispetto al necessario? Le risorse extracontrattuali all’improvviso spariranno e ai medici saranno lasciati contratti poveri, i cui incrementi sono ampiamente inferiori al tasso inflattivo».

«Il quadro d’insieme è fin troppo chiaro, e molto preoccupante – continua Quici -. Le mille assunzioni di medici autorizzate sono senz’altro insufficienti a colmare la carenza di personale e ad assorbire i 18mila medici che si sono specializzati tra il 2024 e il 2025 e che intendono lavorare nel SSN; per poter garantire i servizi allora si incentivano i pochi medici rimasti nel SSN a lavorare di più pagandoli un pochino di più, tramite le prestazioni aggiuntive e piccoli aumenti extracontrattuali che saranno garantiti finché serviranno, e poi svaniranno».

«Per valorizzare realmente “le caratteristiche peculiari e specifiche” del personale sanitario, occorrerebbe invece prevedere una sua fuoriuscita dalla funzione pubblica per poter discutere e firmare un contratto con il Ministero della Salute e le Regioni che sia svincolato dai paletti della Pubblica Amministrazione. In tal caso, allora, la volontà del Governo di aumentare gli stipendi del personale sanitario potrebbe tradursi in aumenti contrattuali, e quindi stabili».

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